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La materia del condominio troppo a lungo è stata relegata al rango di "argomento pratico", apparentemente di scarso rilievo dottrinale; tale approccio non va condiviso, da un punto di vista generale e specifico. In termini più ampi, un istituto, che per via diretta ed indiretta affolla i ruoli delle corti italiane di per sé presenta naturali profili meritevoli, quantomeno sul piano socio-economico, di approfondimento. Sul versante della specifica disciplina, poi, le questioni che vanno ricondotte al condominio sono non poco intriganti sul versante della qualificazione giuridica e della relativa soluzione da proporre. Ne è conferma innanzitutto la vexata quaestio della natura giuridica del condominio, in perenne bilico tra una concezione "super-proprietaria" ed un'altra che sottolinea la componente di "terminale" di rapporti obbligatori. Alla segnalata complessità del tema e alla sua incidenza quantitativa, ma, si è detto, anche qualitativa, si contrappone una sostanziale limitatezza del disposto legislativo, ancora imperniato sull'impianto codicistico costantemente implementato da una giurisprudenza alluvionale e talora contraddittoria e da una dottrina non sempre "alta"; il tutto in attesa di una riforma annunciata da tempo e pur tuttavia sempre differita, ma di cui, quanto ai disegni di legge, già si tiene conto nell'opera.